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UN FILOSOFO DELLA LUCE. L’UNIVERSITA’ DI ROSKILDE CONFERISCE A FABRIZIO CRISAFULLI LA LAUREA HONORIS CAUSA

Testo di Vittoria Biasi

Un filosofo della luce.
L’Università danese di Roskilde conferisce a Fabrizio Crisafulli la laurea honoris causa.

Parto da un ricordo. L’installazione di luce realizzata da Fabrizio Crisafulli nel 1998 al Ponte Romano di Parma stupiva, faceva smarrire il dispositivo razionale della mente che traccia topografie e agende dei luoghi. Di fronte allo stato di meraviglia, la parola è insufficiente. Il Ponte in quegli anni viveva l’abbandono, sovrastato dal nuovo livello stradale, rivelando l’angoscia per l’irrimediabilità, il disastro anche del tempo sociale. Paesaggio sconfortante, per quella misteriosa misurazione che l’uomo stabilisce tra la propria vita e quella del frammento archeologico! L’intervento di Crisafulli creava stupore, sottraeva il Ponte al sentimento della rovina, restituendo quel senso del sacro che i Romani attribuivano all’elemento architettonico, per l’idea di congiunzione e superamento. L’artista celava nell’oscurità il circostante, facendo emergere la struttura archeologica che, sottolineata nelle sue linee essenziali, emanava la forza dell’esserci oltre il tempo, maestosamente in silenzio.
La luce d’arte appartiene al pensiero, al sentire, alla mente filosofica. La luce, nell’emblematica installazione di Parma e nelle tante opere di Crisafulli prima e dopo di essa, assume il senso profondo del luogo. La sua ricerca sta nel capire come raggiungere la luce di un certo sentimento, inteso come modo di sentire il sito, l’atmosfera e le sue costellazioni. Tutte le opere di questo artista ruotano attorno a quelle che possono essere considerate le domande ultime: il rapporto dell’uomo con il luogo e con la vita, il suo fine; e la risposta viene attraverso la luce elaborata nella sua essenzialità espressiva, in armonia con il pensiero. In questo sta la loro poesia, il senso che scorre aldilà del visibile, dell’udibile, della narrazione. Crisafulli introduce, nel pensiero sulla luce, delle coniugazioni estreme.

Questo spiega il fatto che la laurea honoris causa recentemente conferitagli dalla danese Roskilde Universitet, che ha il suo grande campus nei pressi di Copenaghen, sia una laurea in Filosofia, per quanto motivata dai risultati raggiunti dall’artista nel suo lavoro teatrale e installativo. E ritengo che questo sia il maggior riconoscimento possibile per un artista. Un riconoscimento al suo pensiero. Un pensiero da cui nascono opere sottili, raffinati eventi teatrali, levità corporee, movimenti tradotti in ordini primari. Un pensiero che Crisafulli ha esposto nella sua lectio magistralis con saggezza ed umiltà, descrivendo il suo percorso attraverso “le tante cose apprese” nel corso di quello che ha definito un “itinerario di conoscenza”, e nel continuo rapporto di scambio con la sue stesse opere, viste come organismi vivi, capaci di dire molto, quasi per una inversione di ruoli, al loro stesso autore. Ed anche qui il nostro ascolto e la nostra visione delle immagini che l’artista mostrava del proprio lavoro, erano pieni di stupore.
Quello di Crisafulli è un itinerario che – ha sottolineato il rettore Hanne Leth Andersen nell’introdurre la lectio – non è fatto solo di poesia. È fatto anche di “posizioni radicali e molto critiche nei riguardi di alcuni aspetti della politica, e anche delle politiche culturali, com’era molto chiaro nella sua installazione di Praga. Quel tavolo che si muoveva da solo, producendo strani lamenti, era un sottile riferimento alla condizione della politica e della cultura in Italia”. E ha poi concluso: “è anche di atteggiamenti critici come questo che abbiamo bisogno, per aspirare ad una sempre maggiore democratizzazione della nostra società”.

La cerimonia della laurea rendeva merito dell’importanza di questa università come luogo dell’innovazione, sia negli interventi che nella mise en scène, la quale sembrava esprimere una profondità di approccio anche nell’evento celebrativo e nelle manifestazioni collaterali, in cui il design si integrava con la ricerca persino della tipologia e della presentazione del cibo offerto ai convenuti. Le motivazioni della laurea, lette da Henning Christiansen, direttore del Dipartimento di Comunicazione, pubblicate nel libretto della cerimonia, riconoscono nella figura di Crisafulli “un’eccezionale combinazione di artista teatrale e di ricercatore. (…) capace di integrare nel suo lavoro drammaturgia, luce, suono, danza ed altre forme d’arte in modi nuovi (…). Crisafulli è un trendsetter per quanto riguarda l’uso della luce (…), una figura capace di generare sinergie dalle quali possono scaturire risultati unici e inaspettati”. “Il conferimento di questa laurea ad honorem – si legge inoltre – premia una importante figura culturale internazionale”. Ed è infatti nella operatività internazionale di Crisafulli che il riconoscimento è maturato. Un’operatività svolta anche a stretto contatto con il gruppo di artisti e intellettuali di diversi continenti che da oltre dieci anni lavora sul concetto di Performance Design, e che ha nella Roskilde Universitet uno dei suoi gangli vitali. Performance Design come idea complessa di progetto dello spettacolo, che, per gli aspetti visivi, sostituisce termini come scenografia o set design introducendo una nuova idea di progettualità artistica e drammaturgica, che si stacca definitivamente dai vecchi concetti di decorazione, descrizione, ricostruzione (la sostituzione è stata significativamente adottata, su questa spinta, anche dalla Quadriennale di Praga, massima manifestazione del settore, che, già dall’edizione del 2011, non si chiama più Quadriennale di Scenografia ma, appunto, Quadriennale di “Performance Design and Space”). Ed è un’operatività legata anche all’Università di Roskilde, con la quale Crisafulli collabora da tempo, che nel 2013 si è concretizzata in Lysfest, un percorso di installazioni di luce nel centro storico di Roskilde, per realizzare il quale l’artista ha guidato un gruppo di studenti di Performance Design e di singoli artisti, gruppi teatrali e musicali, che hanno trasformato per una notte l’antica capitale danese in una successione di immagini e situazioni inaspettate, per quanto profondamente legate all’identità della città. Apice del percorso, la Domkirke, l’antica cattedrale dove sono sepolti tutti i sovrani danesi, che è stata percorsa al suo interno, oscurato per l’occasione, da centinaia di visitatori muniti di torce elettriche, ognuno alla ricerca del proprio dettaglio da illuminare, e nella quale la famosa cappella di Federico V era trasformata in enigmatica visione.
Al progetto Lysfest, divenuto ormai un appuntamento annuale stabile e che quest’anno verrà replicato per la terza volta, l’università di Roskilde ha assegnato – ulteriore riconoscimento all’interno della stessa cerimonia – il premio per l’innovazione, consegnato a BjØrn Laursen, il docente che con lungimiranza se ne è fatto promotore, coinvolgendo Crisafulli nella sua progettazione.

Vittoria BiasiArt historian

Årsfest 2015 – Roskilde Universitet
http://www.ruc.dk/om-universitetet/aarets-gang-paa-ruc/aarsfest-paa-ruc/aarsfest-2015/

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