Biennale di VeneziatextsURUGUAY

PADIGLIONE DELL’URUGUAY – 57. LA BIENNALE DI VENEZIA

Padiglione dell’Uruguay
57. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia
Venezia, Giardini della Biennale
13 maggio – 26 novembre 2017

MARIO SAGRADINI
LA LEGGE DELL’IMBUTO
FORCING PEN

Cerimonia d’inaugurazione: giovedì 11 maggio, ore 16:30
Commissario: Alejandro Denes, Consigliere della Direción Nacional de Cultura del Ministerio de Educación y Cultura
Curatore: Gabriel Peluffo Linari

Testo di Vittoria Biasi

“La legge è come l’imbuto, ampia o stretta dipende da quale parte osservi” è l’espressione popolare per ‘giustificare’ le disparità, le ingiustizie della legge nei confronti dei più deboli. Ma il mondo è uguale in ogni suo angolo: ripercorre le medesime contraddizioni, angherie, etc. e quindi la frase, concettualizzata, diviene il titolo dell’opera con cui l’artista Mario Sagradini rappresenta l’Uruguay nel padiglione nazionale della 57° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.

“Viva Arte Viva”, titolo della 57° biennale, risuona come un invito a infrangere, ad abbattere i possibili muri per raggiungere con l’arte la complessità della vita. Sotto il mantello della globalizzazione le problematiche identitarie, socio-politiche, culturali continuano ad “esserci”. Il linguaggio di Mario Sagradini utilizza il materiale e le declinazioni del reale secondo una grammatica sintetica, sublime. Traduce questo suo coinvolgimento in opere sociali pubbliche, come il Memoriale ai Desaparecidos a Montevideo, realizzato con gli architetti Martha Kohen e Ruben Otero e per il quale ha ricevuto in seguito numerosi premi nelle Biennali di Architettura americane di Quito, Ecuador; San Paolo, Brasile; Miami, Stati Uniti. L’opera ha mantenuto viva l’attenzione su eventi su cui c’è ancora molto da indagare e verso cui il Papa ha chiesto collaborazione affichè i morti non muoiano per sempre.

Mario Sagradini_progetto_La ley del embudo_2017_disegno digitale Gustavo Sureda
Mario Sagradini_progetto_La ley del embudo_2017_disegno digitale Gustavo Sureda

Alla 57° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia Sagradini presenta un’opera scultorea: un recinto per bestiame in uso, in passato, per compiti rurali nel Rio de la Plata e ricostruito da un documento fotografico.

La forza della storia popolare continua a dimostrare la sua capacità di resistere alla trasformazione inevitabile dei tempi. Gli oggetti del quotidiano continuano ad avere la loro vita, avvolti anche dall’alone della storia. Lo studio Il ritorno del reale di Hal Foster è una corretta analisi dell’arte, che non coinvolge solo l’oggetto del quotidiano presente. Il Divisionismo italiano continua ad emozionare con la bellezza compositiva e luministica delle scene di lavoro nei campi, di tramonti, di interni poveri raccolti attorno ad una tavola. Non sentiamo il bisogno di prendere le distanze sociali nella riproduzione di stati precari ma diveniamo tutt’uno con l’opera. La memoria ha un grande senso di ospitalità e la scultura La legge dell’imbuto esercita un coinvolgimento del profondo, da cui si liberano diversi livelli filologici. Sagradini presenta alla 57° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia costituita da un recinto per il bestiame chiamato “imbuto” (o forcing pen) utilizzato in passato per compiti rurali nel Rio de la Plata, che l’artista ricostruisce a partire da una fotografia sbiadita e scura, quasi illeggibile. La scultura attraverso linee e forme rigorose racconta una storia che incombe come una nube scura. Il curatore Gabriel Peluffo Linari scrive che l’opera s’installa nello spazio con assoluta autonomia, non è fine a se stessa, ma è lo schermo dietro il quale ha luogo il potere inquietante del non dichiarato a prima vista. La poetica di Sagradini è in dialogo con il reale e la sua storia! L’artista percorre il sentiero dell’arte immerso nella vita vivificando l’attenzione corale verso gli eventi oscuri delle dittature.

L’installazione appare spoglia di ogni storicità, priva di ogni di riferimento: è come una ninfea, che lascia sul fondo la melma da cui è nata. I fatti storici e sociali vivono nell’aria, come scia silenziosa di quegli eventi che sono stati offuscati in Europa dalla situazione dirompente del Cile.

L’opera La legge dell’imbuto impressiona come un altare sacrificale: è surreale, avvolta da una pedana non totalmente percorribile. I due ingressi che conducono nell’area del teatro rituale sono orrifici rettangoli e l’insieme è “metafora del potere, macchina politica destinata a decidere il destino dei loro corpi.” La retorica della scultura è esasperata dal rapporto quasi soffocante con l’ambiente e determina una condizione di misteriosa partecipazione verso un passato recente in cui sono state cancellate generazioni e forse anche di preoccupazione….

Vittoria BiasiArt historian

Mario Sagradini, 2 marzo 2017_foto Ariel Inzaurralde
Mario Sagradini, 2 marzo 2017_foto Ariel Inzaurralde

 

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